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UNA PROGETTUALITA’ PROFETICA PER LE AREE INTERNE

Le aree interne dell’Italia, spesso abbandonate, restano al centro dell’attenzione della vita ecclesiale grazie all’impegno di alcuni pastori tra cui Ciro Fanelli, vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa che, tramite l’ufficio diocesano per la pastorale sociale e della legalità e il Movimento ecclesiale d’impegno culturale (MEIC), ha organizzato un incontro, tenutosi ieri presso l’aula consiliare di Melfi in provincia di Potenza, dal tema “Aree interne: Nuove forme pastorali capaci leggere il presente e generare un cambiamento”.  Fanelli nel suo intervento ha invitato tutti “a sentire l’urgenza di denunciare l’abbandono di una parte rilevante del territorio italiano e, in pari tempo, il bisogno di ravvivare luoghi in cui la vita rischia di finire. Nessuna strada conduce al futuro se non incrocia le aree marginali che rappresentano la maggior parte del territorio italiano e che, accomunate da criticità, sono depositarie di straordinaria ricchezza”. Dopo i saluti istituzionali di Vito Bardi e del sindaco di Melfi Giuseppe Maglione, è intervenuto l’arcivescovo di Benevento Felice Accrocca, sottolineando la necessità di un rinnovato impegno per le aree interne. “Sono le aree interne a colmare il divario tra nord e sud – ha detto l’arcivescovo -. E questo non tra nord e sud del mondo, ma nella stessa nazione, nella stessa regione, finanche nella stessa provincia”. Accrocca ha descritto con lucidità una realtà che conosce bene: “Tutta la parte interna della Campania è formata da territori in preda allo spopolamento, minacciati da un declino che sembra inarrestabile, affetti da un costante desiderio di fuga, con paesi che continuano a perdere gli abitanti più giovani”. Questa situazione non è esclusiva della Campania. “Una gran fetta d’Italia è stretta nella morsa di tali problemi. È sulle aree interne che l’Italia finalmente si eguaglia, senza più differenze”. Il vescovo Fanelli ha sempre promosso iniziative volte a rafforzare i legami sociali e a sostenere le economie locali, collaborando con amministratori e associazioni per rivitalizzare territori che rischiano di scomparire. Questo approccio è in linea con quanto Accrocca definisce acutamente “progettualità profetica”. Profetica è, infatti, la provocazione del vescovo beneventano “nei piccoli Comuni, molte persone si prendono cura dei vicini anziani, vigilando su di loro a distanza… Quante persone potrebbero vivere in modo più dignitoso e sereno la propria vecchiaia in questi territori invece che in tante case di riposo?”. Una delle proposte più originali di monsignor Accrocca riguarda il ribaltamento del paradigma secondo cui lo sviluppo deve partire dai centri per arrivare alle periferie. “Rovesciando la piramide, partendo cioè dalle periferie, sarebbe impossibile lasciare sprovvisto il centro: non si potrebbero certo lasciare Napoli, Roma o Torino sprovviste di banda larga, quando ne fossero stati provvisti i piccoli paesi del Sannio e dell’Irpinia”. La Chiesa resta riferimento di comunità, dunque, più continua a combattere la rassegnazione e la frammentazione con la sua attività pastorale più contribuisce fattivamente alla valorizzazione delle arre interne.

Alfonso D’Alessio

(Articolo tratto dall’edizione dell’11 gennaio 2025 di Avvenire)

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