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SALUTO IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO DEL TRIBUNALE ECCLESIASTICO DI BASILICATA

Saluto con deferenza l’On. Senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati Ministra per le Riforme Istituzionali e la Semplificazione Normativa. S. E. Mons. Francesco Savino Vescovo di Cassano allo Jonio Vice presidente per l’Italia Meridionale della Conferenza Episcopale Italiana. Don Nicola Salvatore Balzano Vicario Giudiziale. S. E. Mons. Salvatore Ligorio, mio predecessore in questo Tribunale gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi della Conferenza Episcopale di Basilicata S. E il Signor Prefetto di Potenza, il Presidente della Regione Basilicata il Signor Sindaco e tutte le autorità religiose civili e militari.

Impariamo a camminare da piccoli. E’ il primo esperimento educativo che ci permette di essere esploratori del nostro universo. Il cammino è inscritto nel DNA comune, l’uomo è appunto viator. A lui appartengono le vie del sapere, del cuore e della terra. La Bibbia tutela il pellegrino e il migrante perché Dio nell’esercitare la memoria del suo popolo, attraverso la forza della sua Parola, gli ricorda che è stato migrante e pellegrino, straniero e schiavo presso altri popoli (cf. Es 22,20.; 23,9). Questi testi biblici potremmo riassumerli nel seguente concetto: Come io ho tutelato te in questa condizione, ricordati che tu sei chiamato a tutelare il diverso da te, lo straniero che abita in mezzo a te. La legislazione biblica permette addirittura che lo straniero e il proselita, abbiano la possibilità di prendere parte alle principali festività liturgiche del popolo dell’alleanza. Potremo parlare di una sorta di inclusività biblica proposta nei testi legislativi della Torah mosaica. Dunque, per lo straniero e per il migrante è fissato uno statuto giuridico: “E in quel tempo diedi quest’ordine ai vostri giudici: Ascoltate le cause dei vostri fratelli, e giudicate con giustizia le questioni che uno può avere con il fratello o con lo straniero che sta da lui” (Dt 1,16); una parola: “Il Signore rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d’Egitto”. (Dt 10,18-18); e uno spazio nel Tempio: l’atrio dei gentili.

In questi giorni sto incontrando ragazzi e ragazze delle scuole della Diocesi. Tanti di loro in occasione del Giubileo mi chiedono come fare o cosa fare per realizzare il pellegrinaggio. Questo mi da opportunità di soffermarmi su alcuni temi storici, biblici, ma soprattutto esistenziali. Ci si può mettere in cammino per raggiungere luoghi diversi sulla terra. Oggi la mobilità e una delle prerogative della nostra società. In pochi istanti si possono raggiungere diverse località, le più disparate. Ma c’è una mobilità, un pellegrinare appunto, che comincia nella interiorità delle nostre persone, nel nostro cuore che ne è il centro. Papa Francesco scrivendo una lettera sul Cuore di Cristo, afferma che, in una società frammentata e liquida, abbiamo bisogno di tornare al nostro centro al nostro cuore, per ritrovare l’unità e l’essenzialità perdute. L’umanità che si scopre tutta in cammino, migrante nella sua vocazione originaria, ha bisogno di ritrovarsi in questi due temi che aprono le riflessioni dell’anno giudiziario del nostro Tribunale interdiocesano di Basilicata. La Persona e la Relazione. Senza questi due fondamenti biblici e antropologici, la legge diventa strumentale e fine a sé stessa. Rivestita di persona e relazione, la legge avrà occhi e cuore che aprono alla speranza in latino spes, e come dicevano i padri della Chiesa basta togliere una s perché la spes diventi pes: piede, inizio del nostro migrare. Buon cammino a tutta la comunità giudiziaria delle Chiese di Basilicata.

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