POVERTÀ IN AUMENTO IN DIOCESI: L’ALLARME DELLA CARITAS
La povertà in diocesi aumenta e con essa la platea dell’esclusione sociale: le antenne sensibili della Chiesa tramite i centri di ascolto della Caritas registrano il disagio e lo diffondono, lo contrastano come possono ma soprattutto ne sollecitano la consapevolezza. Per questo la Caritas, dove invitata, si presenta col suo “cahier di doléance” redatto in nome della comunità che serve, mettendo a disposizione di enti pubblici, istituzioni sociali e politiche le sue rilevazioni, i numeri di cui dispone , freddi nella loro crudezza, ma dietro cui si nascondono volti, di adulti e ancora peggio di bambini, vite personali e familiari, orizzonti di prospettive poco chiare. L’ultima tappa in ordine di tempo il consiglio confederale della UIL di Basilicata che si è tenuto proprio nel centro Caritas di Tito , dedicato, tra gli altri temi, anche alla povertà. E in quella sede sono stati snocciolati da Carmen Tito gli ultimi dati del centro di ascolto diocesano, dati parziali e provvisori, ma segnano la linea di tendenza. Le famiglie ascoltate e sostenute dalla Caritas nel 2023 – ha detto Carmen Tito- sono trecento, in netto aumento rispetto all’anno precedente di oltre il 27 per cento, e per il 91% si tratta -contrariamente a quanto si pensa- di uomini e donne di nazionalità italiana ; per più della metà si tratta di famiglie che vivono in abitazioni in fitto. La povertà colpisce tutti, indistintamente: famiglie (una buona percentuale con figli minori) e persone sole. In aumento ovviamente i disoccupati (50,2%) ma aumentano anche le persone che lavorano ma che sono ugualmente scivolate in povertà (15,3%). Un fenomeno questo soprattutto meridionale su cui la caritas da tempo sta insistendo, quello del lavoro povero, precario, pudicamente definito di “ par time involontario” , cioè, occupati che dichiarano di svolgere un lavoro a tempo parziale perché non ne hanno trovato uno a tempo pieno. Percepiscono pertanto un reddito modesto che non consente di arrivare a fine e mese ma che li esclude anche dalle misure governative di contrasto alla povertà. E per questo chiedono – forzando il pudore naturale- il sostegno della Caritas.
Un altro dato che pare opportuno sottolineare è l’aumento , tra le persone prese in carico, dei diplomati che chiedono aiuto , ben il 32,5%; solo cinque anni fa la percentuale era ferma al 20,6%. Segno di un disagio che non risparmia nemmeno chi dispone di un buon livello di istruzione e di un capitale formativo notevole. È forse questo – insieme alla fuga dei giovani – il segnale più evidente della necessità di politiche pubbliche produttive, ben oltre il tradizionale assistenzialismo meridionale che garantiscano quantità e qualità di lavoro di livello avanzato, in linea con le attese dei mercati globali, in grado come ha concluso il segretario regionale della UIL Tortorelli di fermare il degrado della Basilicata.