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OMELIA IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DEL BEATO DOMENICO LENTINI – LAURIA 25/02/2025

Quando fu chiesto al giornalista Montonati di scrivere una nuova biografia sul beato Domenico Lentini, egli stesso riferisce di aver avuto dubbi. Cosa si poteva dire di più che non fosse stato detto, su una figura lontana nel tempo? Siamo tra la fine del 1700 e il primo squarcio dell’800. Cosa gli fece cambiare idea? Egli stesso lo riferisce. Un pellegrinaggio a Lauria, non solo sulla tomba del beato, ma nei luoghi che avevano visto la sua opera. Ancora le case, i negozi i luoghi del vivere quotidiano, avevano nel posto più caro l’immagine emaciata di questo illustre e santo concittadino. Il bisogno di esporre ancora oggi quel volto, spinse Montonati a redigere la sua biografia sul beato Lentini. Il fatto che il suo volto ci racconti la bellezza e la freschezza del Vangelo, ci fa ancora pellegrini di speranza dentro il vissuto di questo prete semplice, la cui passione per Dio e per l’uomo, segnarono la sua scelta di diventare santo e di fare santi quanti avrebbe accostato con la sua vita.

Siamo alle prime battute del Giubileo e fervono nelle nostre comunità le organizzazioni per i pellegrinaggi. Certo, il pellegrinaggio caratterizza il nostro desiderio di conversione, di cambiamento del cuore. Ed è appunto la vita del Beato Domenico che ci aiuterà ad essere pellegrini di speranza dentro questo nostro tempo, così segnato da difficoltà e contraddizioni che offuscano la speranza, che ci rinchiudono dentro le nostre povere misure, che alimentano forme sempre più diffuse di indifferenza. Coltivare la speranza del cuore, significa aderire a quella scuola della passione di Cristo, che liberamente si affidò alla volontà del Padre suo. Non so, quanto questa prospettiva alimenti la nostra speranza, o quanto coloro che si dicono cristiani non si affidino a speranze momentanee, legate a sicurezze terrene, o a proposte allettanti che spingono verso la personale conquista del benessere. È ancora viva la voce di Paolo sulle labbra del beato Domenico: “Ritengo di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo Crocifisso” (1 Cor 2,2). Il beato Domenico lo conosceva bene questo nostro mondo, con i suoi inganni, le sue pretese, le sue forme di assoggettamento al male. Tuttavia, la sua vita assunse quella forma di Cristo e questi crocifisso, che permise agli uomini e alle donne del suo tempo di riconoscere, in questo prete degli ultimi, la misura alta del Vangelo. Tutto ciò, ancora oggi ci attrae del beato Domenico: un Vangelo che “sorge come l’aurora”, che scioglie legami e catene inique, che rimanda liberi gli oppressi. È la voce del Giubileo di ieri e di oggi, che si diffonde come nuovo annuncia, come vangelo di speranza tra le valli del Noce e del Sinni, attraverso la vita semplice di Domenico “prete e basta”, prete senza altra pretesa, se non quella di essere trasparenza di Cristo.

Questa mattina ci lasciamo prendere per mano dal beato Lentini e gli chiediamo di accompagnarci dentro un pellegrinaggio che non muove i passi, ma muove il cuore. Gli chiediamo di essere pellegrini nel cuore dei nostri giovani, oggi confusi e delusi, usati e gettati. Domenico ebbe a cuore la passione per le giovani generazioni, ne custodì fin dall’inizio del suo sacerdozio, la cura umana e cristiana, riconoscendo che non bastavano solo dottrina e metodo, ma umanizzare le relazioni con dolcezza e fermezza d’animo, avrebbe condotto questi figli del popolo, a comprendere che “l’educazione è questione del cuore”. Abbiamo bisogno di cominciare da qui, senza tante analisi sociologiche sui nostri giovani.  Domenico, aiutaci a non rincorrere i giovani, ma ad accompagnarli. Aiutaci a non essere loro concorrenti, ma passatori di sapienza e di vita. Aiutaci ad aspettare i tempi giusti che solo la pazienza della semina evangelica può dare. Aiutaci a sussurrare sul cuore dei nostri giovani: “Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa, sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono”.

La tua mano beato Lentini, conduca il nostro pellegrinaggio nel cuore dei preti. Sempre più soli e chiamati a gettare reti nel vuoto e a riassettare quelle che sono state strappate e deluse dal secolarismo e dal relativismo etico. Risuoni nelle nostre orecchie la voce del Maestro: Segui me e basta! Segui la mia Parola per una pesca abbondante e generosa. beato Lentini, aiutaci ad ospitare i poveri, perché la povertà e la prima via del Vangelo che ci fa felici. In loro, Gesù lo avremo sempre con noi, sono il sacramento del suo e nostro sacerdozio, pane spezzato e condiviso, che ci rende uomini eucaristici nella storia. Alla sorella Antonia che rimproverava Domenico di accogliere straccioni, il beato risponde: “Zitta per carità. È entrato Gesù Cristo nella nostra casa tutto svestito ed io l’ho vestito dei miei panni”. Aiutaci beato Domenico ad essere distaccati da potere, cariche, onori e a servire con gioia e gratitudine la nostra gente. Ad avere il gusto di condividere le loro vite, gioie e speranze, che sono anche le nostre. Qui oggi, per i preti, vogliamo ascoltare le tue parole: “Se il buon Pastore che diede la sua vita per le sue pecore suscitò tra esse tanti martiri, quanto più debbono lottare per la verità contro il peccato fino alla morte, fino al sangue, coloro ai quali egli affidò le sue stesse pecore da pascere, cioè da formare e guidare.” Grazie beato Domenico per i nostri preti, parte di eredità del Regno e calice del Sangue di Cristo. “Non permettere mai che il nostro ministero sia indegno e di ostacolo alle benedizioni che imploriamo su questo purissimo popolo”.

Oggi ti chiediamo di guidare il nostro pellegrinaggio dentro il cuore del popolo lucano, chiamato per antica vocazione inscritta nel suo nome: “a far brillare fra le tenebre la luce e l’oscurità come il meriggio”. Aiuta la nostra gente a dimenticare il passato e ad essere protesa verso il futuro, la cui meta è Cristo unico nostro riscatto. Tu sei figlio di questo popolo che è innamorato di Maria nella quale trova “quotidiana e costante consolazione”. Anche questo nostro tempo è difficile come il tuo. La Chiesa subisce indifferenza, molti si allontanano perché il tesoro e fuori dal cuore ed ha la sua sede nelle cose che passano e nelle preoccupazioni di questo mondo. Beato Domenico riporta la tua gente al tesoro del cuore e della vita, il cui centro è Cristo e la vicinanza del suo Regno. Tu dicevi che i soldi, sono i nostri nemici, aiutaci a non attaccarvi il cuore, a considerarli come la spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e la sua giustizia.

Non manchi il pane ed il lavoro alla tua gente. Tu che hai sperimentato le carezze della Provvidenza, prenditi cura delle famiglie segnate dalla precarietà, dalle divisioni e dalla povertà degli affetti. Veglia sulla terra di Basilicata, sui suoi amministratori e su quanti ne guidano la crescita culturale e imprenditoriale. Ognuno sia grato per quello che è e per quello che ha, e ricordi che possediamo come unico debito, l’amore fraterno ed il bene del prossimo.

Beato Domenico, il profumo della tua santità raggiunga ancora le nostre contrade, dove Cristo Maestro e Signore che tu hai contemplato qui con gli occhi della fede, abbia il suo primato, sia amato e servito con cuore sincero e animo grande.

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