OMELIA IN OCCASIONE DELLA MEMORIA LITURGICA DELLA B.V. MARIA REGINA DI PALESTINA
Maria è la terra dove Dio ha deciso di abitare. Celebriamo con questo titolo speciale e relativamente recente nella sua formulazione, Maria Regina di Palestina. Palestina! Fu questo il titolo che i romani diedero alla terra dei Padri, facendo appello, quasi per disprezzo, ai Filistei nemici giurati del popolo d’Israele. Ma lì, non per volere umano, ma per divina sentenza, fiorì il germoglio di Iesse (Cf. Is 11,1), immagine di tutte le fragilità della storia, icona e promessa di Dio che fa fiorire la terra bagnata dal sangue e dalla discordia. Lì è la terra che diede i natali alla Madre del Signore; la terra che ha custodito la voce di Dio nei Patriarchi, nei Re e nei Profeti. È la terra che ha germinato la Sapienza dell’Altissimo, guidando l’attesa di un popolo. In quella terra misteriosamente scelta da Dio, nella pienezza dei tempi e nel segreto di una casa, fu dato l’annuncio più bello per la salvezza dell’umanità: “Il bambino che nascerà da te sarà santo e chiamato Figlio dell’Altissimo” (Cf. Lc 1,32). Quella terra, erede della piccolezza biblica, raccolse il primo vagito e l’ultimo grido di dolore del Figlio di Dio, nato da donna (Cf. Gal 4,4). Santa Maria figlia di Sion, figlia di Gerusalemme, così come ti ha cantata il profeta Sofonia, revoca la condanna da questa tua terra martoriata dall’odio fratricida. Il troppo sangue ha accecato gli occhi di tutti. Il dolore di chi vi abita è ascoltato da Dio, ma non è percepito dall’uomo, sordo, ostinato, ottuso. Eppure il Signore tuo Dio che è in mezzo a te, è un salvatore potente. Non lasciarti cadere le braccia Terra del Santo, perché Dio rimane fedele per sempre ed è fedele in ogni sua azione. Ne siamo certi il Signore è in mezzo a te. È in mezzo alle lacrime dei bambini che si vedono rubare la speranza e il futuro; è in mezzo agli anziani che vedono svaniti i loro sogni; è in mezzo agli Erode di turno che riconoscono l’altro come un intruso e un avversario da eliminare.
Anche Gesù con Giuseppe e Maria ha vissuto da esiliato, scartato, minacciato. Già nella sua divina infanzia, ha realizzato le parole che lo avrebbero definito un “senza fissa dimora”: “Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il suo capo” (Lc 9,58). Come gli antichi Padri anche Gesù lascia l’Egitto per la terra promessa. Ma è lui la terra in cui la promessa si realizza. È lui l’alleanza nuova che i Padri hanno sperato ed atteso. È nella notte, che Giuseppe si alza e prende il bambino e sua Madre. Nella notte attraversa la terra. L’esodo nuovo che fa di Giuseppe modello dei credenti e di Maria l’arca della divina grazia, che porta Colui che tutto sostiene. Oggi come allora, è la famiglia il perno delle grandi decisioni per la vita e mai per la morte. È la famiglia che attraversa le notti della nostra storia, nutrendosi di sussurri. Santa Famiglia di Nazareth esperta nel soffrire e nell’amare, sostieni le nostre famiglie disorientare, esuli, incapaci a volte di relazioni autentiche. Manda angeli di pace che traccino la strada, che segnino cammini di speranza.
Giuseppe e Maria non hanno tutto chiaro nel loro andare. Dio rivela a frammenti il suo progetto di amore. Eppure tra le mani hanno Dio che ha deciso di abitare con loro. Vanno a Nazaret nel nord della Palestina. Città sconosciuta, mai nominata nella Bibbia. Lì il Figlio di Dio, nel nascondimento, cresce in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,51). Amerà quella terra dove il Padre suo ogni giorno fa sorgere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti. Apprenderà dalle pianure, dai monti dal mare, dalla flora e dalla fauna il linguaggio semplice delle parabole, annunzio del Regno di cui porta il segreto nel cuore. Apprenderà dalle mani rugose di Giuseppe, la dura legge del lavoro che nobilita l’esistenza e dallo sguardo di Maria, la compassione per ogni uomo e ogni donna che vivono Madre terra.
Nobile e santa terra di Palestina, questa sera ti vogliamo celebrare con lo sguardo di colei che benedetta fra tutte le donne, divenne vera terra del Santo, terra del cielo. Maria, aiutaci ad elevare il nostro sguardo a colui che innalzato da terra, ha attirato tutti a sé e che nella sua Pasqua di morte e risurrezione, ha portato l’uomo fatto di terra accanto al Padre suo e Padre nostro.