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MONSIGNOR CAIAZZO: “IL VANGELO SI TRASMETTE PER ATTRAZIONE”

Il 9 e 10 gennaio una delegazione diocesana ha fatto visita all’arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico, eletto nuovo pastore di Cesena-Sarsina. L’ingresso ci sarà il 16 marzo

Chi è monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo

A Matera, il 9 e il 10 gennaio scorsi, abbiamo iniziato a conoscere il nuovo vescovo, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo. Classe 1956, calabrese di origine, in Basilicata dal 2016, ora arcivescovo ad personam, guiderà la Diocesi di Cesena-Sarsina dal prossimo 16 marzo, giorno del suo ingresso.
Ci concede un ampio spazio di tempo dopo l’incontro con la delegazione diocesana venuta a fargli visita, nonostante le sue giornate siano tutte molto intense e piene, fin dalla sveglia, puntata ogni mattina sulle 4,30.

L’intervista

Eccellenza, molti si domandano se abbia ricevuto qualche particolare mandato da papa Francesco, visto questo suo trasferimento dalla Lucania alla Romagna, da un’arcidiocesi a una diocesi.
Il vescovo riceve sempre indicazioni che tiene per sé. Altre posso essere fornite in seguito. Al momento non ho mandato per eventuali unioni fra diocesi vicine. Direi che questo non è all’ordine del giorno.


Qual è stato il suo primo pensiero dopo aver sentito che sarebbe venuto a Cesena?
In che zona si trova? È sul mare? Posso dire che sono rimasto sorpreso, come accadde quando mi dissero di Matera. In questi giorni sto cercando di conoscere e di capire. Piano piano imparerò. Credo che ci accomuni lo spirito di accoglienza, una caratteristica della Romagna, molto diffusa nel sud Italia. Poi so che lì è presente una comunità di lucani molto vivace.


Nel suo primo messaggio inviato alla Diocesi di Cesena-Sarsina ha citato due volte le autorità civili e militari…
Le autorità ecclesiastiche e quelle civili e militari servono le stesse persone. Ne sono molto convinto. Allora non possiamo non lavorare assieme. Qua, per Matera 2019 capitale europea della cultura, la Diocesi ha organizzato oltre 100 eventi. Credo che le autorità debbano essere un punto di riferimento e di incontro con competenze diverse. Un tipo di rapporto che spero di condividere anche da voi.


Nello stesso messaggio lei ha chiesto di incontrare i giovani la sera precedente il suo ingresso, in un luogo mariano. Ha una predilezione per le nuove generazioni?
Fin dall’inizio del mio ministero sacerdotale i giovani sono stati per me un punto importante. Sono l’adesso di Dio, come disse papa Francesco alla Gmg di Panama. Ho scritto dei musical per i giovani che sono stati portati negli Usa e in Canada per le comunità calabresi che ancora parlano italiano. Uno spettacolo fu realizzato alla Gmg di Parigi (nel 1997, ndr). Ho partecipato a diverse Giornate mondiali della gioventù. L’ultima a Cracovia (nel luglio 2016, ndr) la mia prima da vescovo.


Qua a Matera, abbiamo visto subito che la tradizione della Chiesa è diversa rispetto a ciò che accade in Romagna.
Si tratta di un tipo di cultura religiosa espressione di un territorio attento alle tradizioni. Credo sia importante non uscire dal tracciato della fede.


Quali aspettative vive in questo momento?
Come ho detto poco fa nell’incontro con la delegazione da Cesena, Dio mi meraviglia sempre. Il resto viene da sé. Dialogherò molto, parlerò molto con monsignor Regattieri, anche perché ho bisogno di capire. Qui avevo due vescovi emeriti.


Sa che a Cesena c’è un laicato molto attivo, che partecipa anche attraverso associazioni e movimenti cattolici?
I laici vanno seguiti nei loro carismi particolari. Sono realtà guidate da Dio e dalla sua Parola, in comunione con la Chiesa. Penso sia finito il tempo di suonare le campane. È ora di suonare i campanelli. Chi frequenta le nostre chiese ha almeno 50 anni. Non è stato recuperato il periodo pre covid. Per me è molto importante il confronto con tutti. Che siano gli altri a chiedermi, in particolare i giovani: ascoltiamoli.


Sa che al momento non abbiamo seminaristi?
Nei miei nove anni a Matera ho ordinato 17 preti, due vescovi e 22 diaconi, di cui solo uno permanente. Al momento abbiamo 11 seminaristi. Vediamo cosa succederà. Giro molto nelle parrocchie e nelle zone pastorali, anche cinque o sei volte l’anno, per stare in mezzo alla gente. Qua ho tenuto le catechesi di Avvento e di Quaresima nei territori.


I suoi predecessori a Cesena hanno sempre incontrato i giornalisti in occasione della festa del loro patrono, san Francesco di Sales, con una conferenza stampa in cui si può andare a ruota libera. Manterrà questa tradizione?
Manterremo questa tradizione, di certo. Penso che i mass media siano importanti. Lo è anche il giornale diocesano, fonte di ricchezza per capire e confrontarsi. Che la Diocesi abbia strumenti di comunicazione propri è importante, così come è decisivo che il giornale venga letto.


Lascia un pezzo di cuore a Matera?
Non lascio nessun pezzo di cuore qua. Il cuore si allarga. Vengo da voi per stare con tutti, come è scritto nel mio motto, tratto dalla lettera di san Paolo ai Filippesi: “Mi sono fatto servo di tutti” (Omnium me servum feci). Il mio desiderio è quello di incontrare tutti.


Laici o sacerdoti, c’è differenza?
Ho diversi direttori laici negli uffici pastorali. Ho rivoluzionato la curia. I preti non possono fare tutto. Occorre valorizzare le competenze, per esempio, facendo parlare di sessualità chi sa. I corsi di preparazione alla vita matrimoniale hanno senso se hanno un prima e un dopo. Se non c’è continuità non servono a nulla. Possiamo limitarci a insegnare il metodo Billings? Quasi tutti coloro che frequentano questi incontri convivono e hanno figli. Rischiamo di fissarci su alcuni temi senza guardare la realtà. Gesù proponeva, non imponeva. Siamo chiamati a proporre il Vangelo per incoraggiare, non per giudicare. E questo non vale solo per la vita matrimoniale. Si parte dall’incontro con Gesù Cristo. È la Parola di Dio che scuote le coscienze.


Lei parla di capacità per intercettare il linguaggio di oggi. Che tipo di linguaggio ci vuole?
Veritiero, autentico, che sappia proporre la bellezza dell’esperienza cristiana. Non sono più i tempi di quando eravamo bambini noi. La mia cinghia di trasmissione alla fede fu mia madre. Ora questo non accade più.


C’è ancora speranza?
La speranza non può morire mai, perché la nostra speranza è Gesù Cristo. Il Vangelo si trasmette per attrazione. Come sarebbe bello se ci chiedessero: perché sorridi? Perché sei sempre contento?

(Fonte https://www.corrierecesenate.it/)

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