L’ATTENZIONE AL FATTO RELIGIOSO: SEGNO DI MATURITÀ GIORNALISTICA
In un contesto in cui la religione riveste un’importanza cruciale nella vita di milioni di persone, in particolare nella cultura occidentale e italiana, che affondano consapevolmente o meno le loro radici nel cristianesimo, la copertura giornalistica degli eventi religiosi e ecclesiali rappresenta un indicatore di maturità e professionalità per i media. I giornalisti sono chiamati a raccontare e interpretare eventi, rituali e questioni legate alla vita di fede del territorio, adottando un approccio che non solo rifletta i fatti, ma che narri la vita concreta nelle sue sfumature più significative.
La copertura informativa costituisce un importante banco di prova per i media, che non devono cedere al gossip o agli stereotipi ideologizzati.
Parlare con velocità, talvolta morbosa, di fatti che non onorano la vita ecclesiale è certamente doveroso per chi informa, ma se non si applica il medesimo “zelo” nei momenti cruciali del cammino ecclesiale, ciò indica in modo inequivocabile un abbandono della qualità giornalistica.
Un giornalismo credibile, infatti, evita le generalizzazioni e offre una copertura completa dell’informazione, prescindendo da presupposti – spesso solo immaginati – di utilità economica o di plauso che potrebbero derivare da scelte parziali.
Questa attenzione riflette anche la crescente consapevolezza che le questioni religiose non appartengono solo alla sfera privata, ma influenzano vari aspetti della vita pubblica e culturale, dalle politiche sociali alle questioni di giustizia, dai diritti umani alla pace e alla sicurezza internazionale.
Documentare integralmente come la comunità ecclesiale di un territorio vive queste sfide è fondamentale.
Negli ultimi anni, il giornalismo religioso ha compiuto significativi progressi nella sua professionalizzazione, con un aumento di reportage approfonditi e analisi che evitano il sensazionalismo, privilegiando invece un approccio equilibrato.
Peccato che questo sia evidente nell’informazione di carattere nazionale e molto meno, quasi fino scomparire, in quella locale.
Alfonso D’Alessio