Economia e società del Mezzogiorno 2023
Dalla SVIMEZ una foto positiva ma sbiadita: PIL nella media ma troppo lavoro precario. Le anticipazioni estive del rapporto che sarà pubblicato il prossimo novembre. A seguire l’analisi del prof. Carmelo Petraglia, docente di economia all’università della Basilicata e ricercatore della SVIMEZ, l’associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, l’ente più autorevole nelle analisi e le proposte per la riduzione del divario nord/sud.
Secondo la SVIMEZ, a differenza di altre fasi di ripresa ciclica, il Mezzogiorno ha agganciato la ripresa nazionale, crescendo in linea con la media dell’Ue-27 (+3,5% il PIL meridionale nel 2022; +3,7% il dato nazionale). Nel 2021-22, l’economia meridionale è cresciuta del +10,7%, più che compensando la perdita del 2020. E se allarghiamo lo sguardo all’intero periodo 2020-22, la performance del Sud è risultata in linea con quella del Centro-Nord.
La ripresa si è concentrata nelle costruzioni e nei servizi. Il terziario ha trainato anche l’occupazione. Le nuove assunzioni al Sud, in particolare, si sono concentrate nelle attività di alloggio e ristorazione. Anche le costruzioni hanno concorso alla crescita di valore aggiunto e occupazione con maggiore slancio al Sud, grazie all’impatto espansivo esercitato dai bonus per l’edilizia.
Il risultato è una fotografia positiva per il Sud, ma sbiadita dallo scarso contributo dell’industria alla crescita del valore aggiunto nel Mezzogiorno e dalla concentrazione del recupero occupazionale in settori, in primis l’indotto del turismo, tra i più vulnerabili e che tipicamente esprimono una domanda di lavoro poco qualificato. Non solo, nonostante la leggera crescita dei contratti a tempo indeterminato (concentrata nelle costruzioni), al Sud il peso della componente del lavoro a termine rimane a livelli patologici al Sud, dove si resta anche precari più a lungo: quasi un lavoratore a termine su quattro lo è da più di cinque anni, circa il doppio rispetto al resto del Paese. A ciò si aggiunge che l’erosione del potere d’acquisto subito dai salari dal pre-pandemia ha interessato soprattutto il Mezzogiorno (-8,4%; -7,2% Centro-Nord).
Per quanto riguarda gli anni davanti a noi, la crescita del PIL italiano è stimata dalla SVIMEZ al +1,1% nel 2023: +0,9% nel Mezzogiorno, soli tre decimi in meno del Centro-Nord (+1,2%). Nel 2024 e nel 2025, il PIL italiano dovrebbe crescere rispettivamente del +1,4% e del +1,2%, con uno scarto di crescita sfavorevole al Mezzogiorno molto limitato rispetto a quanto osservato nelle passate fasi di ripresa ciclica. L’attesa è quindi per un Sud che terrà il passo con il resto del Paese anche nel nuovo contesto di “normalizzazione” della crescita nazionale.
In forte discontinuità rispetto alle passate fasi di ripresa ciclica, Sud e Nord sono ripartiti insieme. Ma la novità di una ripresa allineata tra Sud e Nord sconta l’eccezionalità del contesto post-Covid per il tenore straordinariamente espansivo delle politiche e la peculiare composizione settoriale della ripresa. Due elementi che tenderanno ad esaurirsi. A partire dalla piena attuazione del PNRR, il passaggio che le politiche hanno di fronte è perciò radicare e consolidare tale tendenza. Un risultato che passa da una politica industriale attiva capace di cogliere le opportunità trasformative e di creazione di buona occupazione presenti al Sud nei settori a elevata tecnologia e nelle filiere produttive connesse alla transizione ecologica.