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LUNEDÌ DELL’OTTAVA DI PASQUA – OMELIA NELLA MESSA IN SUFFRAGIO DI PAPA FRANCESCO ALLA NOTIZIA DELLA SUA MORTE

Per bocca del profeta Davide, Pietro il giorno di Pentecoste non smette di proclamare quell’annuncio ricevuto il giorno di Pasqua e confermato dal dono dello Spirito Santo: che Gesù è Risorto dai morti, che il sepolcro non ha trattenuto il suo corpo. La liturgia riserva a questo giorno un titolo che affiora come sorgivo dalle pagine della Scrittura e che è concentrato nel verbo annunciare e nel suo sostantivo annuncio. In greco appunto “evangelizzare” e “vangelo”. Popolarmente questo giorno è chiamato “Lunedì dell’Angelo”, perché ci conduce con la memoria, agli angeli che circondarono la tomba del risorto. In effetti, l’Angelo è proprio il Vangelo che, dalla testimonianza delle donne, correrà di voce in voce, di cuore in cuore per giungere fino a noi attraverso i testimoni della resurrezione. Non si potrà più fermare la corsa del Vangelo, che attraverserà, popoli e culture, incarnando le parole che Pietro proclamò nella piazza di Gerusalemme: “Voi lo avete ucciso, ora Dio lo ha resuscitato”. 

Questa mattina siamo stati tutti sorpresi da un altro annuncio, un “angelo” in questo Lunedì dell’Ottava di Pasqua, ci ha sussurrato la morte di Papa Francesco, successore dell’Apostolo Pietro e Vescovo della chiesa di Roma. Se questo annuncio lo leggiamo dal punto di vista umano, è un annuncio triste, come quando dobbiamo accompagnare la morte di una persona a noi molto cara. Ma se lo leggiamo nel contesto del Vangelo, cioè di quell’annuncio che scuote i cuori, Papa Francesco, con la sua morte, ripete a noi oggi, le stesse parole di Pietro, riservate a Gesù risorto: “Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”. Con la gratitudine di tutta la Chiesa riconosciamo come Papa Francesco ci ha aperto “vie della vita”. La sua esistenza è stata Vangelo vivo per uomini e donne che hanno riconosciuto in lui la forza del Risorto, il suo dinamismo dentro la storia. Attraverso l’attenzione e la cura degli ultimi e dei poveri, Papa Francesco ci ha insegnato ad intraprendere strade di comunione; ad attraversare confini di speranza; ad individuare orizzonti di pace; per tutti i cercatori della vita e della verità, che nasce dall’incontro con il Risorto. Non si è fermato davanti all’ostinazione del cuore umano, non ha piegato il suo sguardo davanti alle miserie dell’odio e della guerra, ma ha alzato la voce, ricordando che il comune destino dell’umanità, è la vita dell’altro non la sua morte. Perché mio fratello viva, e viva nella dignità e nella libertà, ti sei caricato come il Buon Samaritano, della voce dei migranti, dei prigionieri, dei segnati dall’orrore della morte. Di quella che hai continuato a chiamare: la terza guerra mondiale a pezzetti. E questi frammenti di odio, come schegge impazzite, arrivano a noi, entrano dentro le nostre case, ci rendono impotenti, inquieti. Abbiamo imparato da te a riconoscere il male che si nasconde dietro le scelte di chi l’umanità la vuole fare a pezzi. Ed è proprio nella tua ultima lettera alla Chiesa e agli uomini e donne di buona volontà, che ci hai ricordato, come i frammenti delle nostre vite spezzate, vanno ricomposti nel cuore di Cristo, l’unico che li più ricostituire in unità. Ci hai detto di guardare al nostro cuore perché da lì, possiamo ritrovare la sorgente di nuovi inizi. Ci mancherà la tua voce, in questi giorni soffocata dalla malattia, ma sempre coraggiosa. Ci rimane l’eredità del Vangelo di speranza che lasci nel tuo magistero di misericordia e di vicinanza. Ora potrai dire con Pietro: “mi colmerai di gioia con la tua presenza”. La presenza del Risorto, il suo abbraccio, sarà la ricompensa alle tue fatiche, come lo fu davanti alle lacrime delle donne il mattino di Pasqua. Avremmo voluto trattenerti ancora con noi, nonostante la tua fragilità, ma la Chiesa appartiene a Cristo tuo e nostro Signore, che continua a darci appuntamento nella Galilea dei nostri giorni. Lì, nelle periferie esistenziali, tra il meticciato di una umanità piagata e sofferente, il Risorto non lascerà mancare un Pastore secondo il suo cuore per la Chiesa del nostro tempo. Grazie amato Papa Francesco.

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