SAPER FARE ASSIEME: LA “SFIDA” DELLA PASTORALE FAMILIARE
Il convegno nazionale “Vi occuperete di Pastorale Familiare-8” che si è tenuto il mese scorso ad Assisi, è stato caratterizzato da momenti di formazione con esperti, di attività laboratoriali e, cosa non da poco, di fraternità.
Vi hanno partecipato circa 250 coppie con 60 ragazzi dai 2 ai 18 anni che hanno vissuto momenti di formazione e svago guidati dall’entusiasmante squadra di giovani animatoridi AnimaTema di Famiglia, guidati da Sr. Antonella Piccirilli.
I lavori sono stati guidati dal direttore dell’Ufficio Famiglia Nazionale, P. Marco Vianelli, ofm, dalla coppia collaboratrice, i coniugi Stefano e Barbara Rossi e dalla coppia responsabile del Corso di Alta Formazione Familiae Cura Pier Marco ed Emma Trulli (corso cui parteciperà anche una coppia della nostra Arcidiocesi per formarsi e qualificare la nostra équipe).
- L’evento in sintesi
Dopo l’accoglienza e il benvenuto degli organizzatori si è svolto un primo laboratorio: “Raccontarsi per costruire rete” in cui ci si è raccontati su come fosse l’esperienza di pastorale familiare, se si procedeva a lavorare in rete con altre realtà diocesane e cosa ci si aspettava da questo convegno. È stato inoltre chiesto all’assemblea dei partecipanti di descrivere con quale terreno avrebbero potuto rappresentare la pastorale familiare nelle rispettive diocesi.
La risposta telematica fornita dai rappresentanti e direttori ha fornito i seguenti valori statistici:
- il 51,4% ha definito la situazione nella propria comunità come “terreno sassoso” gli eventi ci sono, talvolta portano risultati apprezzabili, ma quanta fatica per seminare e raccogliere tra i sassi;
- il 26,4% come “terreno arato”, c’è stato negli anni tanto lavoro, si sono moltiplicati gli impegni e adesso il raccolto promette frutti importanti;
- esigue sono state le percentuali di coloro che scelgono le definizioni di “terreno rigoglioso”, e meno ancora le scelte riferite a “terreno tra i rovi” quando cioè le iniziative vengono soffocate dalle urgenze o dal pessimismo o addirittura “deserto”, quando le condizioni sembrano così preoccupanti, da suscitare considerazioni amare e ipotesi fosche.
Le serate si concludevano sempre con la preghiera insieme ai figli a cui seguiva la cena in clima di gioia, convivialità e di fraternità.
Le giornate a seguire sono tutte cominciate con la preghiera e lectio divina guidata dalla biblista Sr. Melania Gramuglia per poi alternarsi tra momenti di formazione con esperti e attività laboratoriali, finalizzate ad acquisire contenuti, ma soprattutto metodi per saper lavorare insieme.
Il 6 dicembre si è tenuta una Tavola rotonda che si è concentrata su quattro verbi: Essere, Sapere, Saper far, Saper far fare, (emersi dai confronti delle ultime Consulte nazionali).
Il primo intervento è stato della professoressa presso la facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma Emilia Palladino, che si è soffermata sulla qualità del tempo per spiegare che si tratta di un valore prezioso per una generazione come la nostra che non è più disposta a barattarlo con il denaro.
Don Paolo Asolan, preside dell’Istituto di Teologia Pastorale della Pontificia Università Lateranense di Roma, ha sottolineato l’importanza di una teologia che parta dalla prassi che “è un tutt’uno con la vita così che il vissuto dell’uomo possa diventare luogo teologico”.
La Teologia Pastorale non è un qualcosa al di fuori della vita, ma è l’interpretazione della vita stessa, va dentro a ciò che accade mentre viviamo, è la teologia che studia l’azione ecclesiale qui e ora.
Un bell’esempio di collaborazione e amicizia tra famiglie e sacerdoti è arrivato dalla testimonianza dei coniugi Margherita e Marco Invernizzi, della diocesi di Novara, che sono intervenuti con il vicario episcopale della diocesi gaudenziana, monsignor Fausto Cossalter.
Nel pomeriggio si è svolto il laboratorio “DAL SAPERE AL FARE”: RICERCANDO UN METODO dove sono stati intrecciati i compiti dell’operatore pastorale con le indicazioni di Evangelii Gaudium, del saper fare e del “saper far fare”.
Una serata di riflessione è stata offerta anche dallo spettacolo di Michele La Ginestra “Il Piacere dell’Attesa”, all’interno della meravigliosa atmosfera della Basilica superiore di S. Francesco.
Matteo Cremaschini e Paola Massi, membri dell’equipe di formazione al metodo di discernimento comunitario del prof. G. Grandi, hanno messo in luce l’efficacia dello strumento per prendere decisioni in comune (un metodo da conoscere, approfonditamente, che riteniamo utile anche per le scelte da compiere nel nostro ufficio in specie e nella diocesi in genere): la prof.ssa Paola Zini, docente di pedagogia generale e sociale presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Brescia, e la prof.ssa Livia Cadei, presidente dei Consultori di Ispirazione Cristiana, hanno spiegato quali sono gli elementi che rendono efficace un metodo per il discernimento e, quindi, nella concretezza, come accompagnare un gruppo al “saper far fare” a cui è seguito un ulteriore laboratorio.
Nell’ultimo giorno di assemblea, il Direttore P. Marco Vianelli ha illustrato il risultato del sondaggio proposto a tutte le diocesi italiane.
Al sondaggio, hanno risposto 143 uffici diocesani, il 70% di quelli esistenti, mentre per quanto riguarda le regioni ecclesiastiche l’adesione è stata superiore al 60%.
Secondo quanto raccontato dai vari uffici diocesani, l’emergenza più diffusa è rappresentata
- dall’isolamento sociale e relazione delle famiglie (47 segnalazioni),
- al secondo posto i problemi legati alla casa, al reddito e al lavoro, ossia l’arcipelago della povertà (38),
- poi le difficoltà di dialogo e di comunicazione nella coppia (30), quindi l’aumento delle separazione e delle disgregazioni familiari (30),
- l’aumento delle convivenze e della diminuzione dei matrimoni (28) le difficoltà connesse alla fede,
- infine, l’emergenza educativa, l’aumento delle fragilità psicologiche ed emotive degli adulti.
È stato possibile anche dare uno sguardo ai contenuti delle varie esperienze. L’ambito più corposo riguarda gli itinerari formativi per coppie di discernimento e di preparazione al matrimonio (38), al secondo posto gli interventi a favore delle famiglie fragili (30), dopo i progetti di sostegno alla genitorialità (27), l’educazione all’affettività dei figli preadolescenti e adolescenti.
Le informazioni emerse confermano comunque la capacità della pastorale familiare di intercettare emergenze e bisogni, per offrire risposte sempre più specifiche ed efficaci.
Le tre giornate si sono concluse con la celebrazione eucaristica presieduta da S. Ecc. Mons. Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia e Presidente della Conferenza Episcopale Umbra.
- Le proposte per la nostra diocesi
Confrontarsi con le altre diocesi è sempre positivo e permette di allargare l’orizzonte. La pastorale, o meglio l’azione ecclesiale, dato il coinvolgimento di più soggetti che in modo sinodale convergono stessi obiettivi, deve tener conto delle mutate situazioni post-covid, ma anche gli altri situazioni inviare condizionamenti storici.
Spesse volte si è fatto la pastorale per slogan: molte volte abbiamo sentito parlare di termini chiave quale comunione, partecipazione; ora il termine in voga è sinodalità. Al di là della valenza di ogni singolo termine, importante è intendersi, coinvolgersi e coordinarsi in modo tale da raggiungere il bene per le nostre realtà diocesana.
Inoltre, non è detto sempre che le buone pratiche che funzionano in un determinato luogo possono funzionare da noi e viceversa. Con il metodo del discernimento comunitario siamo chiamati ad attenzionare meglio la realtà per proporre quanto è necessario per usare i mezzi e i metodi migliori.
Siamo certi che, con lo sprone che ci viene dal nostro Arcivescovo, S.E. Monsignor Carbonaro, dai suggerimenti dei parroci, dalle esperienze concrete delle famiglie, possiamo continuare ad agire nel solco tracciato da chi ci ha preceduto e su questa base innovare con quanto lo Spirito Santo vorrà, con la sua creatività, farci capire per seguire meglio nostro Signore Gesù Cristo e servire la sua Chiesa.
Antonietta Bellettieri e Arcangelo Larocca
Mons. Vito Serritella