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OMELIA NELLA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE

Mentre quella dei pastori è una luce che li avvolge e li mette in cammino, quasi a compimento delle parole di Isaia: alzati rivestiti di luce perché viene la tua luce; quello dei magi e un fulgore segnato nei cieli che cammina insieme a loro, che traccia una misteriosa scrittura aperta allo stupore. Sono cammini di luce quelli che portano al bambino di Betlemme.  Sulle tracce di questa luce anche noi oggi camminiamo, certi che non siamo noi ad accendere il fuoco dell’amore, ma il Signore ci attrae dentro il suo mistero che è luce da luce. Non basta in questo cammino, ricorda il profeta Isaia, guardare per essere luminosi, ma dilatare il cuore, per comprendere dove cercare e chi cercare. Cosa palpita nel cuore dei magi? Quale ritmo segna il passo dei loro giorni? Cosa unisce le loro strade? Una domanda che è nata nel loro cuore, seminata da una stella che spunta dall’alto, che sorge come novità ad accendere profondi significati, nuove direzioni di vita. Ecco, i Magi si mettono in cammino, perché sentono la forza attraente del nuovo che nasce. Nella tradizione antica lo spuntare di un nuovo astro in cielo, segnalava il sorgere di una grandezza in terra. Il desiderio di conoscere e incontrare, muove questi saggi forse ancora legati a moti razionali dell’anima. Il loro cammino diventa una sorta di pre-evangelizzazione, che gradualmente li conduce dalla razionalità alla fede; dal creato al Creatore; dal calcolo al dono. Ci assomigliano i magi perché la nostra fede viene dalla loro. Noi eravamo quelle genti di cui parla l’apostolo Paolo alle quali è rivelato il mistero nascosto nei secoli e che ora, per mezzo del vangelo, diventa la comune eredità della promessa. Insieme ai padri e ai profeti d’Israele, i Magi sono i padri della comune fede, resa ancora viva dal Vangelo di Gesù Cristo.

Mentre la stella a tratti scompare, ci ricorda l’evangelista Matteo, la domanda rimane nel cuore dei Magi. La portano ovunque, la consegnano in luoghi giusti, come la città di Gerusalemme, culmine di ogni pellegrinaggio, ma a persone sbagliate: Erode, racchiuso dentro il suo potere asfittico e autoreferenziale; gli Scribi custodi di una parola rimasta lettera. La loro domanda riaccende lo Spirito delle Scritture: Un bambino nascerà a Betlemme di Giudea. Se da una parte la stella aveva annunciato la nascita di un grande, la Scrittura conduce a cercare la grandezza nel piccolo, che farà grandi cose, che dilaterà il loro cuore. I Magi scoprono che la vera grandezza si nasconde sotto le forme della più umile semplicità. E qui Matteo nella sua abilità narrativa, fa sostare la stella sulla casa di Betlemme, il luogo protagonista della nascita del bambino annunziato dall’astro. Da questa sosta celeste riparte il cammino dei Magi. Non una reggia, non una corte, non un potente, riempiono la casa e i loro sogni, ma un bambino in braccio a sua madre. Il viaggio è stato lungo, ma il desiderio della meta ne ha segnato la strada. Gli occhi in alto, la fatica dei giorni, la polvere del deserto non hanno spento il vangelo in germe nel cuore dei Magi: cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Il viaggio dei cercatori di Dio è prezioso quanto la loro vita. Hanno bussato porte e cuori sbagliati, ma è il rischio del cammino. Non si scandalizzano i Magi, né giudicano. Sono aperti ad accogliere ogni segno, ogni indizio che li conduca alla vera gioia. Ed eccolo il Dio che ha parlato molte volte e in diversi modi. Nel linguaggio e nei ritmi del creato, tra le parole di un oracolo ed un rotolo profetico, nell’ostinazione del cuore umano che non si ferma davanti agli ostacoli. Il sogno di Erode non coincide con quello dei Magi. Li invita a cercare per lui, senza mettersi in gioco, vuole solo imitare la fede dei cercatori: chiede, si informa, domanda ai teologi, ma il suo cuore rimane prigioniero di sé. Se solo quella curiosità iniziale si fosse trasformata in ricerca sincera, Erode avrebbe scoperto la salvezza a portata di mano. In ciascuno di noi abita un regale tiranno che fa i conti con la piccolezza, che sente di essere figlio e gioca a fare il re. Ma Dio non smette di accendere stelle, di lasciare tracce di speranza nei nostri cuori. Mistica dello sguardo che gratta la scorza dura dell’apparenza.

Dei misteriosi e affascinanti Magi non sappiamo più nulla, se non la strada di luce segnata dai loro passi e la risposta alle indicazioni date loro in sogno da un Angelo. Sono altre le strade da percorrere. Il Vangelo, la buona notizia, si farà spazio da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra. Giungerà a noi attraverso il loro sguardo sveglio e profondo che torna a sfidare l’uomo contemporaneo. Rimarranno i loro doni regali, per il nato re dei Giudei. Simboli di segreta grandezza che rivelano il sogno di Dio per l’uomo. Un giorno anche loro come noi domanderemo. Signore quando mai ti abbiamo, nutrito, vestito, visitato? Ed il Re risponderà loro: ogni cosa fatta ad uno di questi mie fratelli più piccoli, l’avete fatta a me.

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