Ultime Notizie

OMELIA IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DI SAN GIANUARIO VESCOVO E MARTIRE

Le ultime olimpiadi si sono concluse con l’immagine di un giovane atleta che si allontana dal centro di Parigi con una piccola lampada in mano. È il tedoforo, letteralmente portatore di una fiaccola. Il suo cammino ed il passaggio della fiaccola da una parte all’altra, indicherà il luogo dove si svolgeranno le successive olimpiadi. Chissà se Gesù ha avuto in mente questa immagine quando ha detto: “Voi siete la luce del mondo”? I Martiri, i testimoni della nostra fede sono i portatori della luce, sono in questo caso veri e propri “Teofori”: portatori di Dio. La nostra Chiesa di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo, oggi si rallegra per la luminosa testimonianza di san Gianuario. Anche se le scarne notizie su di lui ci riportano indietro nel tempo, la sua memoria evangelica è viva, la sua corsa con la luce del Vangelo tra mani, giunge fino a noi. Non possiamo fare a meno dei testimoni della fede, ecco perché sono ancora incisive, e per certi versi attuali, le parole di san Paolo VI: “Questo nostro tempo ha bisogno di testimoni più che di maestri e quando sono testimoni allora sono maestri”. San Gianuario non brilla di luce propria, ma riflette la luce di un Altro che lo ha messo in cammino. Successore degli Apostoli, giunse nel sud Italia e poi tra le nostre contrade in Lucania dal Nord Africa, allora terra vivace, ricca di fermenti evangelici e di straordinaria riflessione teologica. Lì il Vescovo san Cipriano di Cartagine, prima di donare la sua vita a Cristo aveva affermato parole di grande universalità: “Nessuno può avere Dio come Padre se non ha la Chiesa come Madre”. E d’altro canto, sant’Agostino di Ippona, che celebreremo nei prossimi giorni, ebbe ad affermare quell’inquietudine del cuore che lo trasformò da maestro in testimone: “Ci hai fatti per te ed è inqueto il nostro cuore finché non trova riposo in te”. Da queste terre ricche di sapienza umana ed evangelica, partì Gianuario per portare la fiaccola della fede alle nostre genti di Lucania. Ma il mondo, ci ricorda Gesù nel Vangelo, ha odiato me e odierà anche voi. Gianuario viene ucciso tra queste nostre contrade ed il suo corpo, racconta una antica Passione medievale, viene sepolto e ritrovato più tardi da una donna di nome Susanna, tra le radici di un faggio. Grazie san Gianuario, perché i frutti di quell’albero buono, hanno nutrito e continuano a nutrire la nostra Chiesa. Grazie perché le nostre radici sono solide ed innestate in quella fecondità creativa che genera il bene, il vero il bello, nei quali non riconosciamo solo una scelta etica o un racconto, ma l’incontro personale e decisivo con Gesù Cristo, che ci “ha consacrati nella verità”. Il tuo corpo è stato seminato in terra come “un granellino di senape che poi è cresciuto è diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami”. (Cf. Lc 13,18-19). Eccolo il Regno di Dio, noi lo aspettiamo potente, travolgente, intrigante e il Padre di Gesù Cristo continua a sconfiggere il male con la forza della piccolezza. San Gianuario ci racconta di sé nella potenza evangelica del piccolo seme. Chiede alla Chiesa, di coltivare la piccolezza e la fragilità di questa nostra terra di Lucania con la forza inesauribile del Vangelo. In un mondo pieno di distrazioni, indifferenza, odio fratricida, disuguaglianza sociale, la Chiesa semina l’amore che è sempre garanzia della fraternità universale. Ci sarà sempre il nemico a seminare la morte, ma Gesù ha dato a san Genuario e a noi la sua Parola e la pienezza della sua gioia che sconfigge la radice del male. Apparentemente vincitore, l’accusatore, è stato già vinto dal sangue dell’Agnello e da quello dei suoi testimoni. Oggi per noi è giorno di festa perché guardando san Genuario, riconosciamo in lui un padre e un fratello che ci insegna a spezzare le catene dell’odio, della competizione, dell’egoismo. Ci chiede di guardare il nostro piccolo cuore, dal quale possono scaturire decisioni di bene nei confronti del prossimo. A volte sembra che siamo un po’ imprigionati dalla convinzione che è sempre colpa degli altri e non riusciamo a fare un passo avanti. Ecco, san Gianuario ci ricorda che il Vangelo di Gesù non ha confini nazionali, né culturali e neanche identitari, ma sconfina dentro le nostre vite: “Perchè la parola di Dio non è incatenata”; “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”. Quella del santo vescovo martire di Marsico Nuovo fu una vita recisa. Quella che il Signore Gesù ha donato a lui e a noi, è la vita della Pasqua, la cui voce sale dai vincitori dell’Apocalisse: “Ora si è compiuta, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”.

Articoli Correlati