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“IL PARADOSSO DEL SANGUE”

Il sangue che è vita, ma anche il sangue che si versa, quello che si dona e  quello che, metaforicamente ”si getta” nei mille casi di vita vissuta. Ed infine, per chi crede, il sangue che redime, e quello che ricorda la redenzione avvenuta. Una festa “pensata” quella proposta dalla parrocchia Santa Maria del Sepolcro di Potenza. Che viene da lontano, da quando , nel 1650, la reliquia del Preziosissimo Sangue, è arrivata in questa bella chiesa del tredicesimo secolo che deve il nome alla sua collocazione, lungo la via che portava i pellegrini al Santo Sepolcro. La reliquia, poche gocce di sangue provenienti – dice la tradizione-  direttamente dal Calvario arrivate parte a Grumento e parte a Potenza  è molto venerata . E quest’anno i Frati Minori che curano la Parrocchia hanno voluto per la festa “liberare”e rendere manifesto  ed esplicito il forte simbolismo custodito nel tabernacolo del reliquario, quasi a voler  immettere quelle poche gocce di sangue nella “carne” viva  della cronaca quotidiana. Lo fa pensare già il titolo voluto dal parroco Padre Lucio, per i festeggiamenti che hanno movimentato non solo il quartiere ma l’intera città: ”Dalle ferite la vita Nuova”. Per questo in parrocchia sono arrivare per l’occasione le reliquie delle stimmate di san Francesco, nell’ottavo centenario di quell’evento misterioso (era il 14 settembre del 1224) che segnò gli ultimi anni del poverello di Assisi impegnato a tradurre  “sine glossa” il vangelo di Gesù nella sua vita . E per questo  nei giorni di festa sono stati raccolti fondi per la popolazione civile di Gaza, dove  scorre  sangue innocente; e sempre per questo  è stato voluto  il “concerto per la pace”, per ricordare in musica il bisogno più profondo dell’uomo, calpestato dai conflitti voluti dai potenti e subiti dai poveri,  coloro che pagano più duramente il prezzo della sempre  “inutile strage”, come bollò papa Benedetto XV la guerra del suo tempo, era 1917, la prima di una serie di guerre totali.

 Ovviamente non sono mancati momenti di svago , di comicità (grazie alla “Ricotta”), di poesia e di arte. Una festa forse veramente “religiosa” perché è riuscita a “legare” la vita quotidiana del quartiere con la fede secolare, la storia di ieri, la cronaca di oggi e le speranze e purtroppo anche i timori per il futuro. L’appuntamento è al prossimo anno.

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