SALUTO DEL CLERO A MONS. DAVIDE CARBONARO IN OCCASIONE DELLA MESSA DI INIZIO MINISTERO EPISCOPALE
Eccellenza Reverendissima,
mentre risuona ancora in noi l’eco della sobria e al contempo solenne liturgia di ordinazione episcopale vissuta nella Basilica papale di san Giovanni in Laterano lo scorso 4 maggio, Le diamo il benvenuto nella nostra e, da oggi, anche Sua Arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo che La accoglie con gioia e con spirito di fede.
Il mio prendere la parola vuol essere solo un prestare la voce a quella dei tanti fratelli e sorelle che formano questa Chiesa di cui da oggi è pastore e guida.
La mia è la voce di tutto il popolo santo di Dio che con gioia Le ripete: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.
Eccellenza,
vogliamo vivere questo momento nella fede: la Sua nomina, infatti, è il segno evidente che Dio, prima ancora che la risposta ai nostri desiderata, è la sovversione delle nostre domande, perché, come afferma il profeta Isaia “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55,8).
Come di solito accade in occasione di una provvista di Chiesa, tra i rumors circolati qui in Diocesi per la Successione Apostolica alla sede Potentina, il Suo nome non era affiorato. E questo non per qualche pregiudizio nei Suoi confronti – tutt’altro! – ma solo perché non avevamo ancora avuto la gioia e l’occasione di conoscerLa. E così è accaduto a noi quello che accadde in quella liturgia domestica che si svolse a Betlemme, nella casa di Iesse, a proposito della scelta del successore del re Saul. Anche noi ci eravamo fermati a ciò che rientrava nell’ambito delle nostre conoscenze. Proprio come il profeta Natan, pensavamo a un Eliab di turno o, magari, a un Abinadab o un Sammà che volentieri avrebbero accolto tale designazione. E, invece, come attesta il Primo Libro di Samuele, “il Signore non ha scelto nessuno di questi” (1Sam 16,10). E poiché “l’uomo guarda l’apparenza, ma il Signore guarda il cuore” (1Sam 16,7), la scelta è caduta su Davide, su padre Davide. Mai nome fu più profetico! Anche se Lei, Eccellenza, a differenza del giovinetto di Betlemme scelto dal Signore mentre pascolava il gregge di suo padre (cfr. 1Sam16,11), fino a pochi giorni fa si occupava di ben altro gregge, quello del bel popolo di Dio di S. Maria in Portico in Campitelli che salutiamo insieme alla Sua cara mamma, la Sig.ra Maria, a Sua sorella Angela e a Suo cognato Stefano e agli altri familiari e ai confratelli dell’Ordine dei Chierici della Madre di Dio unitamente a tutti gli amici che oggi L’accompagnano a questa liturgia in cui fa Sua come sposa la nostra Chiesa.
Grazie, Eccellenza, per aver permesso al Signore di posare il suo sguardo su di Lei e di aver accolto l’invito a lasciare ogni cosa per succedere sulla Cattedra di san Gerardo al Venerato Arcivescovo Salvatore che salutiamo e ringraziamo ancora una volta dopo averlo fatto lunedì scorso in Cattedrale.
Consacrato Arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Lei è costituito dal Signore angelo di questa nostra Chiesa. Ho immaginato, perciò, questo saluto come un prolungamento di ciò che il Signore, nell’Apocalisse, scrive agli angeli delle sette chiese ivi menzionate.
All’angelo della Chiesa di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo scrivi:
“Così parla Colui che ti ha formato dal seno materno e ti ha chiamato sin dall’eternità. Non temere, io sarò con te. Il popolo a cui ti invio è un popolo generoso, laborioso; la sua fede è sincera e genuina proprio come lo è stata la generosità dei santi martiri Aronzio e dei suoi
fratelli, di san Gianuario vescovo e martire e lo zelo pastorale del vescovo san Gerardo; il suo amore per me è capace di rendere ragione della speranza con dolcezza e rispetto (1Pt 3,16) come attesta la santità di un altro figlio illustre, san Gerardo Maiella; il suo incarnarsi nella storia e nel vissuto dei più poveri è concreto come testimonia la vita e l’azione pastorale del Ven. Augusto Bertazzoni.
Il lucano – come ha scritto uno dei figli più illustri di questa Regione – non è esibizionista, è di poche parole, preferisce il dietro le quinte. Resterai stupito della sua pazienza e del suo spirito di sopportazione. Necessita, però, di essere aiutato a diventare consapevole dei suoi doni e delle sue capacità, a superare quella forma di individualismo propria di chi pensa che da soli si faccia prima. “Unus christianus”, infatti, “nullus christianus”.
Non spaventarti del lavoro che ti attende.
Ti è chiara la meta: il Padre e la vita piena con lui. Ti è nota la via: Cristo Signore.
Il Vangelo è il progetto.
La sorgente a cui attingere energie e ristoro è la consolante presenza dello Spirito Santo.
Non ti mancano indicatori sicuri della rotta: la Madre di Dio, i Santi della Chiesa di cui da oggi fai parte, i Santi del tuo Ordine e quelli della Chiesa di Roma che a noi ti dona.
Quello che ti sta innanzi non è un cammino in solitaria: hai accanto presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi e tanti fratelli e sorelle che nella fedeltà al qui e ora della loro storia, testimoniano con passione, ciascuno secondo la propria vocazione, l’appartenenza e la fedeltà all’unico Signore.
L’amata Chiesa potentina chiede di riconoscere nella tua vita i segni del mio amore per lei, nella tua voce, la mia parola, nei tuoi gesti, i segni della mia presenza e della mia opera. Non ti è chiesto di ripetere stancamente il passato ma di accoglierlo e valorizzarlo innestando la ricchezza di quei frutti che il Signore effonde in questa rinnovata Pentecoste.
Fa in modo che il progresso spirituale del gregge che oggi ti affido diventi la tua gioia eterna. Abbi cura che non manchi mai al pastore la docilità del gregge e al gregge la sollecitudine del pastore”.
Eccellenza,
il progetto pastorale che siamo chiamati ad attuare è tutto nel Suo motto episcopale: “In lumine tuo” – “Alla tua luce, Signore, vediamo la luce!” (Sal 35,10).
Questa nostra Chiesa, parafrasando le parole degli Atti, Le ripete con affetto filiale: “Coraggio! Come hai testimoniato a Roma le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Potenza!” (At 23,11).
DON ANTONIO SAVONE
Delegato per la vita pastorale e per il clero